A casa di Matilde

Appennino Reggiano e Terre di Canossa. Teatro, mille anni fa, di eventi che cambiarono il corso della storia. Oggi luogo di escursioni e passeggiate a tutta natura e di squisite specialità gastronomiche

 

Sulle colline di Reggio Emilia, da quasi mille anni,
riecheggia un nome: Matilde di Canossa. Sovrana di uno stato tra i più vasti e potenti d’Italia nel Medioevo, esteso dalla Toscana, all’Emilia, alla Lombardia, fervente sostenitrice della Chiesa, fu protagonista di uno degli episodi più importanti della storia europea dell’XI secolo. L’imperatore Enrico IV, scomunicato da papa Gregorio VII, ne attese il perdono per tre giorni e tre notti in ginocchio con il capo cosparso di cenere, fuori dal Castello di Canossa dove il papa era ospite da Matilde. Da allora, andare a Canossa significa piegare
il capo, sottomettersi a qualcuno o a un obbligo gravoso. Oggi, perlustrare questo angolo di Appennino vuol dire invece incontrare cultura, tradizione, gastronomia e buon vivere. Dunque: andiamo a Canossa e senza il saio da penitente di Enrico IV. E andiamoci con la valigia leggera perché dovremo riempirla di prodotti eccezionali e di storie altrettanto uniche e straordinarie.

Sentiero Matilde
Quando la Pianura Padana era un mare, sul suo fondo argilloso, di tanto in tanto, si aprivano bocche di vulcani che eruttavano lave incandescenti. Al ritirarsi delle onde, gli agenti atmosferici aggredirono le fragili argille, ma si arresero alle rocce laviche sicché, nel corso dei millenni, questa porzione di Appennino si è andata caratterizzando da dolci e fertili pendii interrotti dai “graffi del Diavolo”, ossia calanchi argillosi, rupi scoscese perfette per erigervi castelli inespugnabili. È questa l’origine di Canossa, nel senso di castello, ma anche di molte altre fortificazioni vicine: Rossena, Rossenella, Bianello, Sarzano, Carpineti. I loro nomi rievocano spesso il colore della roccia: per esempio il calcare bianco (canus, in latino) di Canossa, o il rugginoso basalto di Rossena e Rossenella. Molti di questi rilievi, disposti tra la piana del Po e la Toscana, sono stati utilizzati al tempo di Matilde e dei suoi antenati per erigervi un poderoso sistema difensivo capace di resistere a qualsiasi esercito. Oggi rappresentano altrettante tappe del cosiddetto Sentiero Matilde (www.sentieromatilde.it) che dal paese di Ciano d’Enza risale i crinali delle colline fino allo spartiacque toscano per un’ottantina di km percorribili comodamente in 4-5 giorni. A piedi, in mountain bike o anche a cavallo. Come nel Medioevo.

Il corteo storico di Bianello
Lungo l’asse del sentiero di Matilde si trovano i castelli e le fortificazioni più belle. Si comincia da Bianello,
issato su una collina che si innalza dai fertili campi della pianura. In realtà i colli sono quattro e ciascuno reggeva una fortificazione, come attesta il toponimo di Quattro Castella usato ancora oggi. Immerso in un bosco (Oasi naturalistica della Lipu), Bianello è il luogo in cui nel maggio del 1111 Matilde fu incoronata vice regina d’Italia dall’imperatore Enrico V, il figlio ed erede del sovrano penitente. L’episodio è rievocato da una serie di manifestazioni che durano più giorni: quest’anno dal 6 al 9 giugno. Oltre mille comparse in costumi d’epoca danno vita al Corteo Storico Matildico (www.corteo
matildico.it) con la teatralizzazione dell’episodio. Tra gli eventi di contorno, esibizioni di sbandieratori, musici, la Quintana dell’Anello e il Gran Passo d’Armi, sfida tra armigeri su una stretta passerella.

Restare sempre in forma
Tra fine agosto e inizio settembre, a Ciano d’Enza si tiene invece la rievocazione storica del Perdono di Canossa, ovvero della revoca della scomunica ottenuta da Enrico IV nel 1077 da parte da papa Gregorio VII. E fu proprio Matilde, avversaria ma cugina del sovrano, a propiziare l’evento. Inoltre, nel corso dell’estate, all’interno della rocca di Canossa si svolgono ogni settimana rappresentazioni con attori che danno volto e voce a quei lontani personaggi. Alla conclusione, pubblico, interpreti e comparse siedono a tavola per una degustazione dei celebri prodotti del territorio. A cominciare dall’imperatore dei formaggi, quel Parmigiano-Reggiano realizzato oggi come dieci secoli fa, con la stessa tecnica casearia. Del tutto naturale, è in grado di reggere la stagionatura da 12 a 36 mesi e la sua qualità è  garantita dal Consorzio (www.parmigiano-reggiano.it) che tutela la zona di produzione e il marchio. Da abbinare magari a qualche goccia di Aceto Balsamico Tradizionale di Reggio Emilia. Condimento antichissimo anche questo, tanto che lo cita il monaco Donizone, contemporaneo e biografo di Matilde.

La tavola dei sapori
La cucina reggiana non è seconda a nessuna delle altre celebri gastronomie emiliane. Magari con qualcosa in più. Paste all’uovo, lasagne, cannelloni, nidi di rondine, tortellini e cappelletti sono i primi piatti d’eccellenza. Questi ultimi, un tempo, erano riservati alle feste, oggi sono sempre disponibili con il loro classico ripieno di carne e la cottura in brodo. Sorta di piatto unico è il gnocco fritto, da abbinare ai molti salumi della zona (salame, coppa, prosciutto, mortadella) e al più classico dei vini reggiani: il lambrusco. Frizzante e vivace, di moderato tenore alcolico e dal piacevole aroma di violetta, è uno dei più noti “ambasciatori” della cucina reggiana. Un viaggio nelle Terre di Matilde non può dirsi compiuto senza un assaggio di erbazzone, torta salata ripiena di bietole e abbondante Parmigiano-Reggiano. Adatto a tutte le ore, con le sue infinite varianti del gusto, in base alle stagioni, alle diverse aree della provincia e alla fantasia di chi lo prepara: all’olio, con ricotta, pancetta, uova. Per quanto riguarda i dessert, tra una spongata e una torta di riso, il più curioso è senz’altro la torta di tagliatelle, a base di pasta frolla e con un ripieno di mandorle tostate e gherigli di noce.

Sui passi del Petrarca
Ma torniamo a esplorare il territorio. A pochi km
dalla rupe di Canossa c’è la roccaforte di Rossena, fronteggiata dalla torre di Rossenella. Percorrere la strada che le collega rende ancora oggi l’idea dell’inespugnabile sistema difensivo allestito dai Canossa. Oggi Rossenella fa la guardia a un’altra eccellenza locale: la biodiversità. Sotto i suoi contrafforti è stata infatti istituita la Riserva Naturalistica di Campotrera che include una vecchia cava di basalto. Un percorso segnalato permette di visitare la riserva e di scoprire le rare specie animali e vegetali che vi hanno trovato un habitat ideale. A pochi km da qui resta inoltre la memoria di un altro personaggio storico che nell’Età di Mezzo ha calcato queste strade: Francesco Petrarca. Il poeta aretino completò nel borgo di Selvapiana il suo poema latino Africa. Oggi un tempietto eretto nell’800 su un poggio a balcone sulla Val d’Enza ricorda il poeta e quel suo soggiorno.

Ars Canusina e Dante Alighieri
Addentrandoci ancora verso l’interno, si arriva a un’altra fortezza matildica, il castello di Sarzano. Qui il nome di Matilde è sopravanzato però da quello di un’altra donna, Maria Bertolani Del Rio, psichiatra e storica vissuta tra ‘800 e ‘900. Negli anni ‘30 del secolo scorso la Bertolani pubblicò un repertorio di elementi decorativi dell’XI secolo che doveva servire per la terapia di malati mentali mediante la produzione di oggetti ispirati a quei modelli. Nacque così l’Ars Canusina. Oggi con quel nome, garantiti da un consorzio (www.consorzio
arscanusina.it) e riconoscibili da un apposito marchio, si creano tessuti, gioielli, sculture, ceramiche, componenti d’arredo e altri prodotti di grande qualità e raffinatezza, tutti artigianali. Sempre lungo il Sentiero Matilde, si arriva poi al castello di Carpineti (www.castellodicar
pineti.it), con triplice cinta di mura attorno al mastio. Molto amato dalla Gran Comitissa, che vi soggiornò a lungo, dalle sue torri si domina la valle del Secchia. Qui, sui contrafforti più alti dell’Appennino, sono di casa prodotti come funghi e tartufi, polenta e preparati a base di farina di castagne, il “pane” delle popolazioni rurali di montagna. Da Carpineti si può tornare in Val d’Enza a Castelnuovo ne’ Monti dove ci accoglie un altro forte richiamo all’Età di Mezzo: quella singolare formazione calcarenitica chiamata Pietra di Bismantova citata da Dante nel IV Canto del Purgatorio. Palestra di roccia, ma anche polo religioso con il seicentesco eremo benedettino ai piedi delle sue ripide pareti.

 

Come arrivare
In auto: Autostrada A1 Milano-Bologna. Uscita Terre di Canossa-Campegine e da lì sp 12 della Val d’Enza per Ciano d’Enza e Castelnuovo ne’ Monti.
In treno: Stazione di Reggio Emilia sulla linea Milano-Bologna. Da qui, linea Reggio-Ciano d’Enza della Fer (Ferrovie Emilia-Romagna, www.fer.it).

Mangiare e dormire
•  Il Falco Pellegrino Castello di Sarzano,
comune di Casina. Tel. 3332110379
• Castello di Rossena comune di Ciano d’Enza-Canossa, che ospita un Ostello (B&B o mezza pensione o pensione completa). Tel. 3668969303

INFO E APP
www.visitemilia.com
http://reggioemiliaturismo.provincia.re.it
www.provincia.re.it
Informazioni sul Sentiero Matilde sono disponibili su app scaricabile gratuitamente su Googleplay e Appstore o dal sito www.sentieromatilde.it. L’applicazione funziona anche solo con il gps, dunque in modalità off-line.