Il vino delle feste

Il Franciacorta è una delle bollicine top, alla ribalta tra Natale e Capodanno: ecco come sceglierlo e come abbinarlo ai menù delle grandi occasioni

Il metodo classico più glamour d’Italia è indubbiamente lui, il Franciacorta. Un prodotto che ha conosciuto un crescente successo negli ultimi anni, ma che vanta una tradizione enologica secolare, basti pensare che in Franciacorta si producevano vini “mordaci” (cioè frizzanti) già nel XVI secolo e vini fermi da sempre, ma solo per un consumo locale. Un prodotto, quindi, dalla lunga storia e dal successo sempre più dilagante, perfetto per la tavola delle feste di Natale e Capodanno. Come viene prodotto La vendemmia è fatta rigorosamente a mano, tra la seconda decade di agosto e la prima di settembre. Una volta in cantina, i grappoli interi (di sole uve Chardonnay, Pinot Nero e massimo il 50% di Pinot Bianco) vengono sottoposti a una pressatura soffice, quindi si innesca la fermentazione del mosto fiore, si creano le cuvée (ossia l’assemblaggio di differenti varietà, vigneti e annate) che poi vengono imbottigliate con il tiraggio (con aggiunta di zuccheri e lieviti). In bottiglia avviene la seconda fermentazione e l’affinamento, che va dai 18 ai 60 mesi o più. Al momento della sboccatura, infine, ci sarà il rabbocco con sciroppo di dosaggio, una miscela segreta decisa dalla cantina a seconda del prodotto che vuole ottenere. Sono questi i passaggi (identici a quelli dello Champagne) da cui prende vita il Franciacorta, la tanto rinomata bollicina prodotta in provincia di Brescia. Le tipologie Il metodo classico bresciano si divide in tre tipologie principali. La prima è il Franciacorta, che prevede un uvaggio di Chardonnay e/o Pinot Nero, con permesso di aggiunta di Pinot Bianco fino a un massimo del 50%. L’affinamento sui lieviti deve essere almeno di 18 mesi, mentre elaborazione e maturazione durano almeno 25 mesi dalla vendemmia. Si può produrre nelle tipologie Pas Dosé, Extra Brut, Brut, Extra Dry, Sec o Dry, Demi-Sec. La seconda tipologia è il Franciacorta Satèn, nome a uso esclusivo di questa denominazione, fatto con uve Chardonnay (prevalenti) e Pinot Bianco fino a un massimo del 50%. L’affinamento sui lieviti, elaborazione e maturazione sono identici al precedente, mentre si produce esclusivamente nella tipologia Brut. Infine c’è il Franciacorta Rosé, che prevede un uvaggio di Pinot Nero (minimo 25%), Chardonnay e Pinot Bianco (massimo 50%). Le uve Pinot Nero fermentano a contatto con la buccia per il tempo necessario a conferire al vino la tonalità desiderata, che affina almeno per 24 mesi e può essere Pas Dosé, Extra Brut, Brut, Extra Dry, Sec o Dry, Demi-Sec. Franciacorta, Franciacorta Satèn e Franciacorta Rosé possono acquisire maggior personalità, complessità e raffinatezza con periodi più lunghi di maturazione e affinamento. È il caso del Franciacorta Millesimato – il vino proviene da un’unica annata (minimo 85%) particolarmente qualitativa e devono passare almeno 37 mesi dalla vendemmia prima che venga messo in commercio - e del Franciacorta Riserva, che trascorre almeno 67 mesi (cinque anni e mezzo) sui lieviti prima di essere rilasciato. I menù cuciti su misura I Franciacorta Brut, Extra Brut o Pas Dosé sono vini a tutto pasto, che potrete giocarvi in qualsiasi menù delle feste: perfetti con ostriche, caviale, pesci e crostacei, con i fritti e con preparazioni grasse come il cocktail di gamberi o una burrata, sono in grado di valorizzare anche un arrosto, ma è con zampone e cotechino che danno il meglio di sé. Tagliolini al tartufo, tortellini in brodo, cotoletta alla milanese, persino il polpettone si abbinano benissimo a queste tipologie di Franciacorta, provare per credere. Anche un formaggio pecorino abruzzese e un calice di Franciacorta vi faranno sognare a occhi aperti. E con il dessert? Che sia panettone, pandoro, Zelten o panforte la scelta è una sola: un Franciacorta Demi-sec, la cui dolcezza e aromaticità si abbina a qualsiasi tipologia di dolce e le cui bollicine consentono di sgrassare la bocca in caso di preparazione con la crema. Chiamando un altro morso e un altro sorso. E l’abbinamento perfetto per il Franciacorta Satèn? Ideale per l’aperitivo, si sposa alla perfezione anche a piatti di pesce crudo, formaggi freschi e secondi di pesce leggeri. Potreste proporlo anche con un piatto di spaghetti con le vongole (in bianco), con un risotto leggero ai gamberi e zucchine, con gli gnocchi alla romana, con un cous cous di mare e con una millefoglie di rombo e patate. Infine il Rosé: abbinatelo a un risotto al Gorgonzola, a un primo a base di pomodoro, a un’anatra all’arancia o a un astice alla catalana, vi sorprenderà.

Colori e sapori

Il Franciacorta base ha un colore giallo paglierino con riflessi dorati e un perlage fine e persistente. Crosta di pane e di lievito arricchiti da delicate note di agrumi e di frutta secca (mandorla, nocciola, fichi secchi) sono i sentori che accarezzano l’olfatto, mentre in bocca risulta sapido, fresco, fine e armonico. Il Satèn è di un bel colore giallo paglierino anche
intenso, con riflessi verdolini, al naso sprigiona un profumo di frutta matura accompagnato da delicate note di fiori bianchi e di frutta secca anche tostata (mandorla e nocciola), mentre in bocca risulta di piacevole sapidità e freschezza e di un’innata morbidezza che ricorda le sensazioni delicate della seta, da cui il nome. Il Franciacorta Rosé, invece, ha un colore rosato più o meno
intenso, al naso offre un bouquet fresco
e tipico del Pinot Nero che si ritrova
anche in bocca, dove risulta corposo
e persistente.